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Andrea Bajani, Il libro delle case, Feltrinelli

Non possiamo passare questo libro come se fosse un libro come gli altri. Appena uscito nelle librerie, questo libro di Andrea Bajani racconta la vita di un uomo attraverso le case che ha abitato. Case che raccontano la sua storia e che raccontano anche la storia del tempo che attraversa (c’è la Roma del rapimento di Aldo Moro e dell’assassinio di PierPaolo Pasolini). Le case – noi lo sosteniamo da sempre- trattengono ciò che siamo, ciò che siamo stati, ciò che siamo diventati.

Se volete intanto leggere il primo capitolo questo blog ve ne offre la possibilità: Le parole e le cose

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Potrei parlare per ore di questa casa, del giardino. Conosco tutto, so dove sono le vecchie porte, tutto, i muri dello stagno, tutte le piante, il posto di tutte le piante, conosco anche il posto delle piante selvatiche, tutto.

Marguerite Duras

E quando una casa così conosciuta per qualche motivo -anche lieto- si deve lasciare o trasformare? Si ha voglia di fermarne il ricordo. Allora noi vi proponiamo una possibilità: la creazione di un libro, che abbiamo chiamato “libro affettivo”, che raccoglie le immagini dei vostri “angoli del cuore” e che potrete sfogliare ogni volta che volete, e che farà parte della vostra storia. Guardate il paragrafo dedicato a questo tema nella home, alla voce libri affettivi: vi spieghiamo tutto!

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photo by Alice Gao

“Sono fuori in giardino”, disse suo figlio, e Olive lo seguì attraverso uno spazioso soggiorno buio, in una piccola cucina ingombra di giocattoli, un seggiolone, una serie di zuppiere sparse sopra il bancone, scatole aperte di cereali e riso parboiled. Un calzino sudicio giaceva sul tavolo. E all’improvviso Olive ebbe la sensazione che tutte le case in cui si era trovata l’avessero sempre depressa, a eccezione della sua e di quella che avevano costruito per Christoper. Era come se non avesse mai superato la sensazione che doveva aver provato da bambina, quell’ipersensibilità verso l’odore estraneo delle case degli altri, la paura che rivestiva il modo poco familiare di chiudersi della porta di un bagno, lo scricchiolio delle scale consumate da impronte che fossero le proprie.

Elisabeth Strout “Olive Kitteridge”

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Se la luce è nel tuo cuore, trova la via di casa.

Jalàluddin Rumi

IMG_5482“Se gli edifici potessero parlare

alcuni parlerebbero come Shakespeare

altri come il Financial Times

altri ancora loderebbero Dio o Allah.

Altri sussurrerebbero soltanto.

Altri canterebbero a gran voce la loro gloria.

Mentre altri ancora mormorerebbero

modestamente poche parole

senza avere nulla da dire.

Alcuni sono semplicemente morti

E non parlano più”

Wim Wenders

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Nostra Signora del Disordine

Stiamo sempre a riempire e vuotare scatole
spostare i vestiti negli armadi
portare qualcosa in soffitta o in cantina

così sembra di traslocare di continuo
anche se viviamo nella stessa casa

tu non sei mai soddisfatta e io
non capisco non ti capisco più

abitare non vuol dire
che gli oggetti hanno ognuno il giusto posto
piuttosto
che dovremmo averlo noi

Francesco Tomeda da Portarsi avanti con gli addii

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Quel che influisce in maniera più profonda e permanente su una persona e sul suo modo di vivere è la casa in cui abita. La casa determina giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto, la qualità, il colore, l’atmosfera, il ritmo della sua vita, è la cornice di ciò che una persona fa, di ciò che può fare e dei suoi rapporti con gli altri

Leonard Woolf a proposito di Monk’s House la casa nel Sussex dove visse con Virginia e anche dopo la sua morte

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Photo by Stephen Tamiesie

Stavamo tutti e quattro sdraiati sulle enormi amache della casa di legno che Ofir, Maria e sua figlia avevano affittato a Michmoret, vicino al mare. Maria aveva sistemato la casa con gusto eccellente. Il salotto era arredato con mobili di legno chiaro, e ai muri aveva appeso dei tanka, delicati dipinti buddisti che avevano acquistato direttamente dall’artista. Sul pavimento aveva steso un vasto tappeto e due grossi cuscini che ti invitavano a sprofondarci dentro, e sugli scaffali che si era costruita da sé aveva disposto la ragguardevole, esibitissima raccolta di CD di Ofi, insieme a piccoli tamburi di pelle, zoccoli da gigante, quaderni indiani, e shampoo e saponi di marca Himalaya.

Potrei continuare a descrivere all’infinito, ma non riuscirei comunque a trasmettere la musica particolare che era riuscita a creare negli spazi tra quegli oggetti, una musica in cui risuonava una parola: casa.

Eshkol Nevo “La simmetria dei desideri”

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“Quando tutte le finestre erano spalancate il vicolo era meno lugubre, meno silenzioso. Era percorso da un fremito di vita: da una casa all’altra si rincorrevano voci, una madre chiamava il bambino che giocava per strada, si udiva il suono di un disco o di una radio, è come sottofondo il rombo delle auto in tue de la Santé e perfino l’eco lontana dei rumori del l’incrocio con due Saint-Jacques. Affacciato alla finestra, Bouin contemplava i mobili che venivano accatastati nel furgone dopo essere stati smontati, scoprendo così i gusti e, in fondo, l’intimità di persone che aveva soltanto incontrato per strada. Si stupiva della macchina da scrivere di un ex ufficiale, di un immenso quadro con la cornice dorata che raffigurava una battaglia navale al tempo dei pirati.”

Georges Simenon “Il gatto” pag.111

Foto di Les Brumes

 

Christophe Horoyan

A few days in Sweden by Christophe Horoyan

Anna mi espose il suo progetto: armadio a cinque sportelli, con specchio interno; tavolo da tinello, sei sedie, una rete a una piazza e mezzo, comoda ma senza testiera, due poltrone, un tavolinetto da fumo. L’essenziale per un minimo di casa, e tirate le somme faceva centoquarantaquattromila lire. Il mobiliere era disposto a farci pagare un terzo subito e gli altri due terzi a rate mensili, ma si poteva andare anche più su con la spesa, aggiungere venti tavolette di rovere di Slavonia: ce le avrebbe date per quindicimila lire compressive. “A che servono le tavolette?” “Per fare la libreria.” “Come?” “Le facciamo bucare ai quattro angoli, ci passiamo un filo da elettricista, di quelli rivestiti di plastica colorata, poi bastano due chiodi al muro, e la tavoletta regge una trentina di libri. Con venti tavolette i miei e i tuoi ci entrano comodi.”

Luciano Bianciardi, “La vita agra”