Archivi per la categoria: Abitare, casa, sentirsi a casa, pulizie

“Ho caricato la lavastoviglie, lavato a mano i bicchieri belli, riposto gli avanzi in frigo. E questo è il minimo sindacale. Ho anche lustrato i fornelli, svuotato lo scolapiatti, passato la spugnetta su marmi e piastrelle e, dopo aver accuratamente scopato, lavato per terra. E adesso, appoggiata allo stipite della porta, guardo la cucina illuminata solo dalla luce fioca sul fornello, e penso a Noemi, e a sua mamma, che diceva ogni tanto: “Ah, che soddisfazione quando la cucina è tutta a posto. Peccato che duri così poco!”
Ti capisco, Clelia Pontini mamma di Noemi Pontini, ti capisco adesso, in questo momento, appoggiata allo stipite della porta, mentre guardo questa cucina immacolata e provo un sentimento che non so definire. Gioia e struggimento insieme. Gistruggimento?
È una piccola felicità intima, intima come certe canzoni, come l’odore dei bambini piccoli o mettersi i calzini al mattino presto…
Lo sguardo scivola sul pavimento immacolato, gli spigoli dei pensili, il lavandino scintillante, neanche un bicchiere o un cucchiaino macchiato di nutella in giro, gli strofinacci appesi ai ganci, le tende bianche coi ricami al centro. Perfetta. È la mia cucina, ed è bella. Lo so, è una bellezza effimera e fuggitiva come quella di una rosa o di un fiocco di neve. Basta che uno di quelli di lá voglia un altro caffè, ed è fatta. Al massimo questa bellezza pacata durerà fino a domattina, poi la colazione la violerà con le briciole delle biscottate, le tazze sporche, le macchie di caffè sul fornello, perché non riesco mai a spegnere la moka prima che schizzi.
Ma adesso posso guardarla e riguardarla, e fissare l’incanto prima che sfiorisca o si sciolga. Mi sento in pace, ho pulito la cucina, un gesto inutile, ripetitivo, addirittura un po’ esagerato, perché lo Smac sui fornelli è stato un barocchismo, lo so.”

Stefania Bertola “Le cure della casa” Einaudi

Andrea Bajani, Il libro delle case, Feltrinelli

Non possiamo passare questo libro come se fosse un libro come gli altri. Appena uscito nelle librerie, questo libro di Andrea Bajani racconta la vita di un uomo attraverso le case che ha abitato. Case che raccontano la sua storia e che raccontano anche la storia del tempo che attraversa (c’è la Roma del rapimento di Aldo Moro e dell’assassinio di PierPaolo Pasolini). Le case – noi lo sosteniamo da sempre- trattengono ciò che siamo, ciò che siamo stati, ciò che siamo diventati.

Se volete intanto leggere il primo capitolo questo blog ve ne offre la possibilità: Le parole e le cose

Bisogna lavare lavare lavare lavare, non pensare a nient’altro, pulire, non lasciare neanche una briciola, eliminare tutto, ogni traccia é una desolazione, la prova che qualcosa é stato sporcato, lo so bene che é impossibile far fronte a tutto questo sudiciume, ma bisogna provarci (…). Vede, gli angoli sono importanti, é lí che va a cacciarsi tutto quel che può sfuggire all’attenzione, pensiamo di aver finito e invece no, non é così, gli angoli sono pieni di residui, e se non li sgomberi subito si accumulano, aumentano, si radicano, fanno massa, saltano agli occhi, capisce, Marta ? negli angoli sta l’essenziale.
Nathalie Kuperman, La domestica, Codice Edizioni

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Foto Irving Penn