di Clare Gallagher

A Neauphle-le-Chateau, nella casa di campagna, avevo fatto una lista di quello che bisognava avere sempre in casa. Erano press’a poco venticinque voci. La lista c’é ancora, l’hanno conservata perché l’avevo scritta io. Ecco la lista:

sale fino     cipolle      nooc màm       candeggina

pepe        aglio        pane      detersivo per bucato a mano

zucchero      latte         formaggi        spugnette

caffé        burro         yogurt         Ajax

vino       té        detersivo in polvere

patate       farina       carta igienica        pagliette

pasta       uova          lampadine        filtri di carta per il caffé

riso        pelati       sapone di Marsiglia

olio       sale grosso      scotch brite     fusibili

aceto         nescafé         nastro isolante

La lista é ancora attaccata al muro. Non é stato aggiunto nessun altro prodotto oltre a quelli. Nessuno dei cinquecento o seicento nuovi prodotti che sono stati inventati dopo la stesura di quell’elenco, nel corso di venti anni, é mai stato adottato.

L’ordine esterno e l’ordine interno della casa. L’ordine esterno, cioé l’assetto visibile della casa, e l’ordine interno che é quello delle idee, dei livelli sentimentali, dell’eternità di sentimenti verso i figli. Una casa come la concepiva mia madre, era per noi, in realtà. Non penso che avrebbe fatto lo stesso per un uomo né per un amante. E’ un’attività che gli uomini ignorano completamente. Possono costruire case, ma non crearle. La donna é il focolare. Lo era. Lo é ancora.

Marguerite Duras “La vita materiale” – Feltrinelli 1988