A Neauphle-le-Chateau, nella casa di campagna, avevo fatto una lista di quello che bisognava avere sempre in casa. Erano press’a poco venticinque voci. La lista c’é ancora, l’hanno conservata perché l’avevo scritta io. Ecco la lista:
sale fino cipolle nooc màm candeggina
pepe aglio pane detersivo per bucato a mano
zucchero latte formaggi spugnette
caffé burro yogurt Ajax
vino té detersivo in polvere
patate farina carta igienica pagliette
pasta uova lampadine filtri di carta per il caffé
riso pelati sapone di Marsiglia
olio sale grosso scotch brite fusibili
aceto nescafé nastro isolante
La lista é ancora attaccata al muro. Non é stato aggiunto nessun altro prodotto oltre a quelli. Nessuno dei cinquecento o seicento nuovi prodotti che sono stati inventati dopo la stesura di quell’elenco, nel corso di venti anni, é mai stato adottato.
L’ordine esterno e l’ordine interno della casa. L’ordine esterno, cioé l’assetto visibile della casa, e l’ordine interno che é quello delle idee, dei livelli sentimentali, dell’eternità di sentimenti verso i figli. Una casa come la concepiva mia madre, era per noi, in realtà. Non penso che avrebbe fatto lo stesso per un uomo né per un amante. E’ un’attività che gli uomini ignorano completamente. Possono costruire case, ma non crearle. La donna é il focolare. Lo era. Lo é ancora.
Marguerite Duras “La vita materiale” – Feltrinelli 1988