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Se la luce è nel tuo cuore, trova la via di casa.

Jalàluddin Rumi

cpham

di CPham

Darwin

si dice che per consolazione leggesse romanzi.

Ma aveva le sue esigenze:

dovevano essere a lieto fine.

Se gliene capitava uno differente,

lo gettava con furia nel fuoco.

Vero o no che sia –

sono propensa a crederci.

Percorrendo con la mente tanti spazi e tempi

aveva visto così tante specie estinte,

tali trionfi dei forti sui più deboli,

così grandi sforzi di sopravvivenza,

prima o poi inani,

che almeno dalla finzione

e dalla sua microscala

aveva diritto di aspettarsi l’happy end.

E quindi per forza: un raggio che sbuca dalle nuvole,

gli amanti di nuovo insieme, i casati riconciliati,

i dubbi dissipati, la fedeltà premiata,

i beni recuperati, i tesori dissotterrati,

i vicini pentiti del loro accanimento,

la reputazione resa, la cupidigia smascherata,

le vecchie zitelle maritate con pastori dabbene,

gli intriganti deportati nell’altro emisfero,

i falsari di documenti scaraventati dalle scale,

i seduttori di vergini di gran corsa all’altare,

gli orfani accolti in casa, le vedove consolate,

la boria umiliata, le ferite sanate,

il figliol prodigo invitato alla mensa,

il calice dell’amarezza vuotato in mare,

i fazzoletti intrisi di lacrime pacificate,

canto e musica per tutti,

e il cagnolino Fido,

smarrito già nel primo capitolo,

corra pure di nuovo per la casa

abbaiando gioioso.

Wislawa Szymborska, Consolazione

 

clarissagallo

di Carissa Gallo

Florence Nightingale, fondatrice della moderna assistenza infermieristica nel suo “Note sulla Cura” dedica un intero capitolo al letto d’ospedale che deve essere basso, di ferro, scostato dal muro da entrambi i lati, e non lontano dalla finestra in modo che il malato possa vedere fuori. Un altro capitolo parla della luce, di quale sia l’esposizione migliore, e che si lasci entrare il sole. Scrive: «Una leggera cortina bianca al capezzale e alla finestra una stuoia verde che si possa calare a volontà sono più che sufficienti perché dove è il sole là è il pensiero

casaPaolaPArigi1

Parla anche tu,

parla per ultimo

dì il tuo pensiero.

Parla. -Ma non dividere

il sì dal no.

Dà anche un senso al tuo pensiero:

dagli ombra.

Dagli ombra che basti, tanta

quanta tu sai.

Dice il vero, chi parla di ombre.

Paul Celan

“Nell’abitare, che è interiorità, singolarità, raccoglimento, questo valore di verità dell’ombra assume i comuni ma intensi tratti della vita d’ogni giorno. In esso si riassume la soggettività dell’abitante, la sua identità.” Maurizio Vitta “Dell’abitare” pag.334

di Lilli Bacci

“Sono lieta, in mezzo alle mie tristezze mediterranee, di essere qui. E dirvi come è bello pensare strutture di luce, e gettarle come reti aeree sulla terra perchè essa non sia più quel luogo buio e perduto che a molti si dimostra” A.M.Ortese

di Afra Bacci

Le cose che ci circondano nutrono la nostra anima. L’ambiente non si ferma certo alle immagini della rete familiare, a uno scenario semplificato da sceneggiato televisivo, fatto di spiritosaggini e battibecchi più o meno uguali, di più o meno uguali spuntini tirati fuori dal frigo, di più o meno uguali ore di sonno. L’ambiente è anche i mobili e il giradischi, il gatto di casa e i vasi alla finestra. Poichè lo spazio in cui ci aggiriamo è fatto di realtà psichiche che influiscono sulla nostra vita, dovremo ampliare la nozione di ambiente nel senso di una “ecologia del profondo”, partendo dall’ipotesi che il nostro pianeta sia un organismo vivente, che respira e si autoregola. Poichè qualunque cosa abbiamo intorno può nutrire la nostra anima in quanto alimenta l’immaginazione, là fuori è pieno di materia animica. E allora perchè non ammettere, con l’ecologia del profondo, che l’ambiente stesso è intriso d’anima, è animato, inestricabilmente fuso con noi e non già sostanzialmente separato da noi? L’ambiente allora sarebbe immaginato come comprendente ciascuna piccola cosa che si prende cura di noi ogni giorno: i nostri pneumatici e le tazze di caffè e le maniglie delle porte e il libro che ho in mano. Ci domanderemo: Questa cosa fornisce nutrimento ad altre cose che ci sono intorno o soltanto a me che sono intorno? Dà un suo contributo alle intenzioni del campo di cui sono soltanto una piccola, effimera parte?  Dove finisce l’ambiente e dove incomincio io, e anzi come posso cominciare, senza essere in qualche luogo, coinvolto intimamente e nutrito dalla natura del mondo?

James Hillman Il codice dell’anima Adelphi

by wabisabi-style.blogspot.se

di Lilli Bacci

da Isanna, Radi 2000