Archivi per la categoria: sentisi a casa

aden_16

“Room Portraits” di Menno Aden

Non c’é posto al mondo che io ami più della cucina. Non importa dove si trova, com’é fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene. Se possibile le preferisco funzionali e vissute. Magari con tantissimi strofinacci asciutti e puliti e le piastrelle bianche che scintillano. Anche le cucine incredibilmente sporche mi piacciono da morire. Mi piacciono col pavimento disseminato di pezzettini di verdura, così sporche che la suola delle pantofole diventi subito nera, e grandi, di una grandezza esagerata. Con un frigo enorme pieno di provviste che basterebbero tranquillamente per un intero inverno, un frigo imponente, al cui grande sportello metallico potermi appoggiare. E se per caso alzo gli occhi dal fornello schizzato di grasso o dai coltelli un po’ arrugginiti, fuori le stelle che splendono tristi. Siamo rimaste solo io e la cucina. mi sembra un po’ meglio che pensare che sono rimasta proprio sola. Nei momenti in cui sono molto stanca, mi succede spesso di fantasticare. Penso che quando verrà il momento di morire, vorrei che fosse in cucina. Che io mi trovi da sola in posto freddo, o caldo insieme a qualcuno, mi piacerebbe poterlo affrontare senza paura. Magari fosse in cucina!

Banana Yoshimoto “Kitchen”

Pubblicità

RosaBasurto

photo by Rosa Basurto

L’ uomo abita, e non semplicemente sta o vive, proprio perchè il suo “qui”, quello in cui come ogni esistente e vivente si trova situato, non è mai separabile dall’alterità di un “là” verso il quale la sua stessa esperienza con insistenza e urgenza lo apre: l’uomo abita in quanto fin dal principio abitato, l’uomo è un abitante abitato.

Silvano Petrosino “Elogio dell’uomo economico”, Lectio magistralis

il mio posto e dove sono

di Clara Mantica

rebecca sittler

di Rebecca Sittler

I mobili hanno l’aria di sognare, quasi fossero dotati di una vita sonnambolica, come i vegetali o i minerali. Le stoffe parlano una lingua muta come i fiori, come i cieli e i tramonti

Charles Baudelaire

Vivian Maier

di Vivian Maier

una casa essenzialmente finestra, per catturare la luce e i colori più belli del viaggio

da Abitare il viaggio di Ivana Elmo in “Case Proibite, fuga nel terzo paesaggio” edizioni di passaggio

CTriadou

di Christine Triadou

Per Charlotte il potere dei luoghi era tutto. Stava male in stanze brutte e l’arredo di una stanza poteva farla ammutolire. Tutti i suoi sogni riguardo al futuro erano ambientati in stanze vuote, mansarde piene di luce con vedute magnifiche, stanze con soltanto  un letto, una scrivania, una sedia

Margaret Forster “Lasciando il mondo fuori”

2.bp.blogspot.com

foto da 2.bp.blogspot.com

“E intanto quasi ogni giorno lui passava da casa tua, che se ne stava lì chusa in mezzo al paese, disabitata per quasi tutto l’anno dietro il cancello verde sulla via. Lui arrivava e ti metteva la posta sopra il tavolo, e d’inverno ogni tanto faceva partire il riscaldamento che riempiva le stanze di calore, e poi tornava il freddo quando lo spegneva. Faceva fare ginnastica alla casa perchè non le si bloccassero le articolazioni, per paura di vederla rimpicciolirsi giorno dopo giorno per l’artrosi, morire di solitudine e trascuratezza”
Andrea Bajani “Mi riconosci”

mokingbirds

Paula Mills, The Hiding Tree by mockingbirds

La casa è molto più di un luogo dove vivere. E’ l’arte dei passaggi, degli eventi della vita; dà alla vita orientamenti che producono un riflesso psicologico, fornisce una struttura che fa da sfondo a quei paesaggi e fa sì che essi siano ben altro che piatti eventi

R. Sardello Luoghi dell’anima

IMG_3275

droog design, Milano Design Week 2013

Immaginare anima il mondo e lo restituisce all’anima

James Hillmann, “L’anima del mondo e il pensiero del cuore”

cpham

di CPham

Darwin

si dice che per consolazione leggesse romanzi.

Ma aveva le sue esigenze:

dovevano essere a lieto fine.

Se gliene capitava uno differente,

lo gettava con furia nel fuoco.

Vero o no che sia –

sono propensa a crederci.

Percorrendo con la mente tanti spazi e tempi

aveva visto così tante specie estinte,

tali trionfi dei forti sui più deboli,

così grandi sforzi di sopravvivenza,

prima o poi inani,

che almeno dalla finzione

e dalla sua microscala

aveva diritto di aspettarsi l’happy end.

E quindi per forza: un raggio che sbuca dalle nuvole,

gli amanti di nuovo insieme, i casati riconciliati,

i dubbi dissipati, la fedeltà premiata,

i beni recuperati, i tesori dissotterrati,

i vicini pentiti del loro accanimento,

la reputazione resa, la cupidigia smascherata,

le vecchie zitelle maritate con pastori dabbene,

gli intriganti deportati nell’altro emisfero,

i falsari di documenti scaraventati dalle scale,

i seduttori di vergini di gran corsa all’altare,

gli orfani accolti in casa, le vedove consolate,

la boria umiliata, le ferite sanate,

il figliol prodigo invitato alla mensa,

il calice dell’amarezza vuotato in mare,

i fazzoletti intrisi di lacrime pacificate,

canto e musica per tutti,

e il cagnolino Fido,

smarrito già nel primo capitolo,

corra pure di nuovo per la casa

abbaiando gioioso.

Wislawa Szymborska, Consolazione